Il pianto delle montagne abruzzesi nelle note dell’Orchestra dei Braccianti
Terra, partner AMI per il Progetto Sviluppo dell’Orchestra dei Braccianti
L’Orchestra dei Braccianti di Terra! prosegue il suo lavoro di consolidamento tramite attività laboratoriali. Cantanti e musicisti hanno comunque trovato un bel feeling e prodotto diverse registrazioni in queste settimane. Quella che segue rivisita un canto popolare abruzzese intitolato “Mara Maje, Scura Maje“ – Amara me, triste me -, la voce di una vedova che rimane sola tra le montagne e deve continuare a vivere.
La canzone compare per la prima volta in forma scritta in un libro di poemi dialettali di Romualdo Parente, autore e musicista nato nel 1737 a Scanno. Senza fuoco e senza letto, senza pane e companatico, in un lockdown fisico inevitabile, le parole di questa donna ci raccontano i tempi difficili tra le montagne d’Abruzzo dove perdere un marito – quindi braccia forti e salario – significava morire di fame.
L’Orchestra cerca a sua volta di raccontare questa storia – in tempi di lockdown moderni – e di interpretarla in maniera fedele, utilizzando il dialetto. Quindi si, ascolterete un nigeriano, un gambiano, un senegalese e un indiano cantare in dialetto abruzzese del ‘500.
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