Un peep-show per Cenerentola – il teatro post virus

Accademia Arte della Diversità/Teatro la Ribalta, partner AMI per il progetto Otello Circus

La stagione del coronavirus ha inevitabilmente portato a una proposta quotidiana e assillante di video, alla bulimia di immagini di teatro su schermi, tablet, iPod e pc; tutto ciò è comprensibile, ma non ci appassiona. Ci sembra, anche con le migliori intenzioni, un’operazione di marketing, uno modo per riempire un silenzio costretto, un’assenza necessaria, un modo per esorcizzare la paura di perdersi, di non esistere più.

Queste riflessioni ci hanno fatto decidere che non investiremo in video, riprese o streaming, ma investiamo tutto quello che abbiamo e anche quello che dobbiamo ancora trovare, per costruirci un vero e proprio “peep-show” teatrale. Forse non si tratta di una trovata originale ma ci rimette al lavoro tutti, attori, operatori, tecnici, registi e amministratori. E non è poco in questi tempi, soprattutto per una compagnia come la nostra, che ha 10 attori in pianta stabile oltre ad altri dipendenti con diverse mansioni.

SEDICI CABINE, SEDICI SPETTATORI

Uno spazio scenico costituito da una piattaforma circolare, circondata da 16 cabine individuali che ospiteranno 16 spettatori. Ognuno dentro una piccola cabina, singola, per assistere ad uno spettacolo attraverso una finestra vetrata che guarda la piattaforma centrale. Uno spazio scenico che è anche una situazione drammaturgica, reale, concreta, dove sviluppare varie possibilità. Inventarci uno spazio teatrale che, proteggendo noi e gli spettatori, ci permette di continuare a fare il nostro mestiere di attori e danzatori. Di continuare a disegnare costumi scene e luci, di incontrare dal vivo degli spettatori, di tenere aperta una relazione con il nostro pubblico. In poche parole di essere “lo spettacolo dal vivo”. Una istallazione “artistica” che può essere utilizzata in diversi spazi: sopra  un palcoscenico, in un museo oppure in una piazza.

“LA SCATOLA PER VEDERE”

Nata nel 1437, ai tempi era una macchina insolita, chiamata anche “scatola per vedere”. Si guarda dentro in quella scatola cercandoci cose abitualmente invisibili. Mondi onirici, immagini nostalgiche. Al suo inizio il peep-show era uno spettacolo per divertirsi, che attirava il pubblico curioso di cose rare e mai viste. Solo nel 1920, a New York il peep show diventa “sensuale”, un luogo clandestino. Noi gli daremo un’altra possibilità. L’esibizionismo, l’essere esposti ad uno sguardo nascosto, essere la vetrina del proprio corpo e dei propri sentimenti, l’intimità di un rapporto con l’altro in uno spazio ristretto e con una vicinanza imbarazzante produrrà anche un’esperienza sensoriale sia per lo spettatore sia per l’attore.

CENERENTOLA

La creazione di teatro/danza, dentro al peep-show, è uno spettacolo liberamente ispirato alla fiaba di “Cenerentola”: per noi sarà un ritorno, dopo lo spettacolo H+G con la regia di  Alessandro Serra, dopo Bianca & Neve della scorsa stagione teatrale,  ai temi archetipici della fiaba. In questo spazio due sorelle presentano il loro spettacolo, il loro show, in competizione, per essere guardate, viste, scoperte. Forse tra quel pubblico c’è il loro principe azzurro, che può appagare il desiderio di “riscatto” di  Cenerentola e di “avanzamento sociale” per le due sorelle. Inoltre Cenerentola in quello spazio avrà molto da fare: dovrà continuamente pulire, sanificare e disinfettare, ogni volta che inizia una replica, le 16 singole cabine che dovranno accogliere lo spettatore, così come lo spazio circolare dove si dovrà esibire. Il resto della storia la potrete ascoltare e vedere dal vivo, speriamo, per questa estate 2020.

TEATRO INDIPENDENTE A RISCHIO

Questa pandemia, nel mondo dello spettacolo dal vivo, farà strage di gruppi teatrali indipendenti, che vivono di “mercato” e non di sovvenzioni, di personale artistico e tecnico, precario da sempre, che sono stati il tessuto sociale e culturale dei territori e dell’Italia. Una ricchezza inestimabile di pensieri, forme, spettacoli, sperimentazioni realizzate o fallite, vivacità culturale, differenze. Si  salveranno le grandi Istituzioni pubbliche (forse), ma se intorno a loro ci sarà solo il vuoto, è in pericolo il nostro concetto di democrazia e di pluralismo; questo dovrebbe preoccupare tutti, non solo gli addetti al lavoro. Questa tragedia, se ci può insegnare qualcosa, fuori dalla retorica del “ niente sarà come prima“ sperando che non voglia dire “peggio di prima“, ci faccia capire che il nostro sistema di tutela del lavoro degli artisti e dei lavoratori dello spettacolo deve dotarsi di nuovi strumenti. Si tratta di rivedere tutto il sistema per tutelare un patrimonio che ha fatto grande questo Paese e disegnare un futuro.