TEATRO E PSICOLOGIA- ZeroFavole e Bioenergetica

Stefano Masotti, co-fondatore di ZeroFavole, partner AMI per il progetto Etica ed estetica delle condizioni differenti

Al tempo di una pandemia epocale, come quella in essere, al tempo di una condizione di crisi di un numero elevatissimo di persone nel mondo, di intere comunità, società … avremmo bisogno di Teatro, sarebbe quantomeno utile.

In qualsiasi momento storico, nelle situazioni di crisi sociale-politica-economica-sanitaria, si è sempre verificato un notevole incremento della richiesta di Teatro.

Ultimamente è successo, per esempio, in Argentina e in Grecia, con il default economico.

Probabilmente succede da quando il Teatro è stato inventato.

Probabilmente, da quando il Teatro è stato inventato, succede che molti individui, attraversando un momento di difficoltà, possano essere attratti, consciamente o non, dal fatto teatrale.

Il Teatro, nell’espressione delle sue pratiche laboratoriali, nel disvelamento dei suoi prodotti estetici,  contiene, in potenza, germi di sanità”, ovvero la sensazione di una speranza per comprendere qualcosa di sé e tentare di risolvere un condizione di disagio.

Una sorta di implicita promessa trasformativa-evolutiva-terapeutica.

Forse per questo motivo Aristotele aveva scelto di utilizzare il termine medico “catarsi”, che significa purificazione e guarigione, per descrivere il motivo, e gli effetti, per cui risultava, già allora,  necessario:  la tensione al meglio, al bene, al cambiamento, alla trasformazione, alla cura.

Secondo paradigmi più moderni, potremmo sostenere che il Teatro stimoli, e produca, un aumento delle competenze riguardanti la regolazione degli affetti (sentimenti ed emozioni). Il teatro, quale manifestazione dell’animo umano, che si svolge nell’assembramento delle persone, nell’incontro con l’altro, con l’alterità, trae beneficio dalle turbolenze derivate dagli incontri tra le persone, che possono attivare, oltre che processi creativo-artistici, anche movimenti pedagogico-evolutivi e terapeutici, tramite l’acquisizione, per esempio, di una maggiore competenza socio-relazionale ed emotiva.

Ma in questa crisi, epidemiologica, tutto questo, attraverso il Teatro, non ci è dato.

Non ci può essere, per legge.

Forse succederà nella fase tre o quattro o …, chi lo sa?

Anche ZeroFavole Teatro, come tutte le realtà teatrali italiane e non, ha dovuto sospendere, per dpcm, la sua attività in presenza. Così come gli attuali conduttori di ZeroFavole, anche io, come teatrante, professionista del Teatro, ho dovuto interrompere, inderogabilmente, la mia attività, per decreto governativo.

L’assenza del Teatro, per molto tempo, in un tempo di crisi, riduce questo potenziale terapeutico sociale; lo inficia totalmente.

Scriveva Sartre nel suo manifesto ‘Pour un théatre de situation’: se in Teatro la Psicologia ci imbarazza non è perché ce n’è troppa, ma perché ce n’è troppo poca (Sartre in Stanislavskij, 1980).

Di Psicologia in Teatro ce n’è sempre stato bisogno.

Forse la quota di Psicologia, o Pedagogia, che è possibile intromettere nel Teatro, per condizionare il suo agire, spiega in parte le riflessioni di cui sopra, il senso e il valore più elevato del Teatro stesso.

E’ opinione diffusa, tra i professionisti della cura della mente, della psiche, delle emozioni, delle persone, che usciti da questo periodo di confinamento avremo un’esplosione di crisi ansioso-depressivo, un notevole incremento dell’incidenza di problemi emotivi, psicologici, comportamentali, dovuto sia la al fatto che non potremo, magicamente, tornare alla vecchia normalità, alle modalità socio-relazionali di prima, con le sue valvole di sfogo e compensazione (per es. Teatro, Sport, aperitivi …) sia per l’accumulo delle difficoltà, e dell’ansia inespressa, relative alla quarantena. Dovremo fare i conti con tematiche legate all’incertezza sul lavoro, alla cassa integrazione, alla minore disponibilità di denaro; dovremo saper vivere-con ansia, stress, nervosismo, insofferenza, frustrazione, depressione, stato di perdita di controllo sulla realtà… che scuoteranno, probabilmente e frequentemente, la qualità della vita di tanti.

Così come sta avvenendo da quasi due mesi.

Dovremo fare i conti, paradossalmente, anche con la riduzione di alcuni strumenti per affrontare la crisi; spazi in cui rifugiarci per avere momenti di catarsi, comprensione, leggerezza e bellezza, come per esempio il Teatro.

Ho sempre messo la Psicologia nel mio Teatro e, probabilmente, il Teatro nella mia Psicologia.

Nei momenti difficili, come quello di una pandemia epocale, la Psicologia è, deve essere, un ottimo contributo, un trattamento elettivo (Psicologia dell’emergenza, ospedaliera, sociale, clinica …).

Debba esserlo e debba essere data, entrando in gioco al servizio delle persone. E’ il suo mestiere.

Colgo con favore la presenza di una collega, una Psicologa di Comunità, nella Task Force governativa per la ripartenza, per l’apertura dell’Italia alla nuova, controllata, normalità del 2020.

Come Psicoterapeuta, professionista della Sanità Privata emiliana, ho dovuto sospendere la mia libera professione, per decreto governativo e regionale, salvo casi di urgenza e inderogabile necessità. Un paradosso evidente, ma la realtà è stata questa.

E così mi sono ritrovato arrestato a domicilio, come Teatrante/Pedagogista Teatrale e come Psicologo, a chiedermi cosa avrei potuto fare per gli altri in disagio, come faccio da circa vent’anni, dal mio isolamento. Bloccato col corpo, e con le azioni, in casa, impossibilitato a svolgere appieno la mia potenzialità psico-pedagogica, a parte qualche seduta con quei pazienti che hanno accettato l’interazione via Skype.

In questa surreale situazione, pensando agli utenti, agli attori, alle educatrici, ai teatranti, ai migranti … di ZeroFavole, così come pensando a pazienti, amici e conoscenti, a qualsiasi persona in disagio per la situazione creata dal virus, ho tentato di ideare, e tracciare, uno strumento da coinvolgere per affrontare questo momento storico, fatto di immobilità, solitudine, isolamento sociale, dolore, frustrazione, ansia.

Ho pensato di proporre un lavoro, mutuato dalla mia esperienza di Teatrante e Psicologo, come azione concreta per quel corpo sociale che viene bloccato per proteggere le persone, le comunità, il Servizio Sanitario Nazionale … dallo tsunami provocato dal sars-cov-2.

Quel corpo che è il vettore del Teatro, il suo strumento principe, il mezzo e forse il fine; quel corpo che coinvolgo anche nella mia psicoterapia a mediazione corporea; l’Analisi Bioenergetica.

Siamo il nostro corpo.

Quelli che frequentano ZeroFavole conoscono bene il lavoro sul corpo, in quanto è sempre stato messo al centro dell’esperienza teatrale, così come le tecniche prese a prestito dalla Psicoterapia corporea, che sono state costantemente mimetizzate, infiltrate, suggerite, dentro le pratiche teatrali, nel periodo della mia conduzione in ZeroFavole, dal 2011 al 2019.

A questa premessa vorrei far seguire alcuni estratti del contributo scritto nei primi giorni del lockdown, dal titolo “Costruzioni per l’uso: ansia da quarantena e non”; vorrei condividerli con i collaboratori di Alta Mane Italia.

La prima parte, teorica, è stata ridotta mentre è lasciata per intero la seconda parte; una proposta empirica, che tramite una sequenza di semplici esercizi, vuole tentare di lavorare a un’impalcatura esperienziale che permetta di alimentare quei processi di resilienza ed empowerment individuali, utili ad affrontare meglio il tempo presente, e il futuro prossimo. Per cercare di costruire un incarnato senso di forza e coraggio che permetta, in questa condizione di isolamento, o riduzione della socialità, di contrastare e prevenire la paura, la rabbia e l’ansia conseguente.

Teatro e Psicologia, pur avendo finalità dichiarate molto differenti, possono, similmente, rispondere al bisogno delle persone di fare qualcosa per sé.

Per chi è abituato al Teatro, per chi ha facilità nel lavoro sul corpo, e con il corpo, e una disponibilità a fare i conti con il complicato mondo delle funzioni emotive, il lavoro corporeo quotidiano che propongo può divenire, immediatamente, strumento per affrontare l’attuale condizione di stress.

Estratti di “COSTRUZIONI PER L’USO”.

Per maggiori spunti e proposte, visita la pagina FB di ZeroFavole.

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